Dalla sconfitta di Garibaldi alla vendita dei Piroscafi
Il signor Redaelli, il signor direttore, freme, dispera, già vorrebbe dare le dimissioni, quando gli viene annunciato che il 16 agosto i battelli, dopo aver scaricato a Cannero i feriti e gli ammalati, sono ripartiti intatti per Germignaga.
La notizia, trasmessagli con messaggio dal capitano Ponzoni, precisa anche, - e ciò è grave per la società -, che i macchinisti sono consegnati a bordo e che egli e il signor Vismara, capitano del «San Carlo », hanno ricevuto ordini « solenni ».
Qualche giorno dopo un nuovo dispaccio del Ponzoni comunica al signor Redaelli che il 17 agosto, causa un vento pericoloso, lo stesso Ponzoni aveva ottenuto di portare i battelli al riparo nella rada di Maccagno Inferiore e che il Vismara, addotto il pretesto di un malessere improvviso, era fuggito.
Il Ponzoni va allora a Cannobio per assumere, in sostituzione del Vismara, l'abile timoniere Zaccheo.
I battelli non sono ancora affondati, si compiace il si- gnor Redaelli e a rinfrancarlo definitivamente ecco una lettera datata 18 agosto, con cui il valoroso capitano Pon- zoni precisa. « Fino che un asse del battello galleggerà io resterò al mio posto, perchè non mi renderò mai indegno di quella stima e di quella fiducia che mi dimostrò la so- cietà nell'affidarmi i suoi battelli ».
Il signor Redaelli si tranquillizza. Il giorno 18, alle ore 4, il «< Verbano » si porta a Maccagno Superiore ove carica il sale che le autorità austriache avevano destinato alla vendita al minuto. Riparte per Locarno, ma le autorità elvetiche, sollecitate dagli azionisti della «< Sarda »>, impediscono la vendita del sale e tentano di fermare il Ponzoni. L'intervento del maggiore Risso salva diplomaticamente la situazione, ma il piroscafo deve subito ripartire per Maccagno ove nuovamente sosta accanto al San Carlo.
Il 25 i due battelli, a Madonna di Brissago, sono riforniti di viveri e di legna dai profughi italiani residenti in Svizzera.
Il 28 il delegato governativo per il Canton Ticino, Rusca, su pressioni dell'ingegner von Mentlen di Bellin- zona rappresentante l'« Elvetica », minaccia il Risso di sequestrargli i battelli qualora nuovamente superasse i confini del bacino svizzero.
Il Risso promette in quanto sa che la Svizzera deve così comportarsi per le accuse insistenti dell'Austria di non attenersi alla scrupolosa neutralità richiesta.
Garibaldi, intanto, ritorna ai natanti. La sua battaglia è persa : le forze austriache, superiori di numero e di mezzi, hanno ragione della sua legione.
Il 29 il Verbano e il «San Carlo» si rifugiano ai castelli di Cannero ove le armi dei legionari sono vendute ai fratelli Barigozzi.
Il 31 mattina partono dal supremo nascondiglio come un rapporto austriaco dichiara tale località e rag- giungono verso le 9 Ascona.
Qui sbarcano i 115 volontari e con il solo personale di servizio e 8 volontari disarmati, issata bandiera bianca, si dirigono a Arona ove giungono tra le 20 e le 21 dello stesso giorno.
Finalmente il signor Redaelli può dormire sonni tranquilli.
Il 31 ottobre dello stesso 1848, però, il capitano Francesco Daverio si impadronisce a Brissago del piroscafo Verbano e con una schiera di audaci sbarca a Germignaga, tenendo in scacco il presidio austriaco di Luino e ritirandosi, poi, per deficienza di munizioni e di viveri.
Sulla sponda piemontese del Lago Maggiore arriva una eccezionale novità: la ferrovia. Il 14 giugno 1855 la linea Novara-Vignale-Arona stazione lacuale entra in funzione.
Il Governo sardo, acquistati dalla Società Sardo-Elvetica i piroscafi «San Carlo» e «Verbano», ordina corse giornaliere da Magadino a Arona e a Sesto Calende toccando sponde lombarde e svizzere: inoltre, determinando di collegare la nuova rete ferroviaria che da Arona e Novara per Alessandria mette ormai a Torino e a Genova, con il servizio lacuale per la Svizzera, ne affida l'esercizio alle «Strade Ferrate dello Stato».
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